Valutazione del rischio geochimico
Roma, 29-30 marzo 2012
Il termine rischio geochimico fatica ancora ad approdare dalle aule accademiche all’opinione pubblica. Eppure le implicazioni legate a questo concetto sono molteplici e hanno una grande rilevanza nella gestione e pianificazione territoriale. Nel corso delle due giornate di studio organizzate dall’ ENEA a Roma, dal titolo “La valutazione del rischio geochimico: nuovi strumenti per una gestione sostenibile del territorio”, uno degli argomenti trattati ha riguardato l’analisi delle aree che presentano elevate concentrazioni “naturali” di elementi tossici, in grado di creare un potenziale rischio per la salute umana. La questione che è scaturita riguarda il bisogno di un maggiore dialogo fra scienziati e legislatori per superare la difficoltà di integrare le conoscenze scientifiche nelle norme che regolano la materia ambientale. Molto spesso studi dettagliati del territorio dimostrano la presenza di concentrazioni del tutto naturali di elementi potenzialmente tossici che superano di gran lunga i valori che nella normativa di riferimento definiscono lo stato di contaminazione di suoli e acque. Spesso i livelli “naturali” - e non antropici - sono tali da far dichiarare un’area come “contaminata”: occorre ovviamente pianificare tutti gli interventi necessari per salvaguardare la salute dell’uomo, ma, al tempo stesso, non è opportuno imporre costosi interventi di risanamento con obiettivi non realistici (scendere, ad esempio nel caso dei suoli, al di sotto dei livelli naturali) imponendo talvolta limitazioni eccessive nell’uso del territorio.
Dicono gli esperti che hanno partecipato al congresso che bisogna gestire in modo scientifico il problema trovando il necessario compromesso per una sostenibilità anche dal punto di vista socio-economico. Solo un’adeguata conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche geologiche, chimiche e biologiche consente di affrontare i problemi nei tempi e nei modi giusti. Uno degli esempi portato all’attenzione dei presenti è stato quello della presenza di arsenico nell’acqua di rete a concentrazione superiore di quella ammessa per legge nell’acqua potabile (limite nel 2001 abbassato da 50 a 10 microgrammi per litro), che ha creato un enorme problema a molte amministrazioni locali che tuttora si dibattono nella ricerca di una soluzione economicamente accettabile. Su questo fronte hanno concordato tutti i presenti: notizie non corrette, fuorvianti, possono apportare gravi danni alla comprensione del fenomeno stesso e provocare inutili allarmismi. La conseguenza? La totale assenza di pianificazione degli interventi su adeguata base tecnico-scientifica. Per la risorsa idropotabile l’obiettivo della salvaguardia della salute si può ragionevolmente ottenere esaminando le relazioni tra qualità e quantità al fine di ottimizzare l’uso attuale e individuare fonti alternative mediante nuovi approcci nella localizzazione e nel modo di captazione di risorse idriche con contenuti dei contaminanti di origine naturale al di sotto del valore limite.
Queste attività di ricerca sono da tempo condotte dall’Unità UTPRA nel Laboratorio di Biogeochimica Ambientale studiando, in collaborazione con le Università ed altri Enti di Ricerca, la geochimica e la microbiologia dei suoli e dei sedimenti, con particolare riguardo allo sviluppo di nuovi metodi di analisi in campo e di indagine applicata alla valutazione della contaminazione ambientale. Conoscere la geologia ci aiuta a risolvere i problemi creati dalla stessa, e questa conoscenza è fondamentale per gestire il territorio e, relativamente la salute umana nel futuro. Il Convegno, organizzato insieme alla Società Geochimica Italiana, e che si è avvalso del patrocinio dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia delle Scienze (detta “dei XL”), è stato utile anche per sottolineare le opportunità lavorative per i giovani laureati in geologia, in chimica e in altre discipline pertinenti il tema del convegno. E’ evidente la necessità di tali competenze nelle amministrazioni, o quantomeno a loro supporto, a fronte delle esigenze di tutela ambientale, di tutela della salute pubblica, di pianificazione territoriale con l’obiettivo dello sviluppo sostenibile.
Alla fine è stato preso l’impegno ad organizzare nuove occasioni d’incontro e discussione tra Istituzioni, Enti di Ricerca, Università, Amministrazioni Locali e Gestori per cominciare a presentare soluzioni che rappresentino diversi punti di vista e di approccio al problema. L’auspicio di tutti i presenti è che nel prossimo futuro l’Italia si doti di una mappa nazionale del rischio geochimico.
(R.P.)
Nella pagina dedicata all'evento sono disponibili le relazioni presentate nel corso delle giornate.