Sollevato in USA il problema dei pannelli fotovoltaici cinesi. Ma, in Italia la situazione è diversa

17 ottobre 2011

WorldView.jpgGli incentivi concessi dagli Stati Uniti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, e in particolare per l'energia solare fotovoltaica, non possono finanziare le importazioni di pannelli fotovoltaici dalla Cina. I pannelli fotovoltaici provenienti dalla Cina sono meno costosi, sia per il diverso costo del lavoro, sia per il differente costo dei materiali utilizzati, ma soprattutto perché sovvenzionati del governo cinese. Ma, queste importazioni pongono un problema di concorrenza sleale sul mercato americano che si traduce in un danno dell'industria americana che produce sistemi fotovoltaici, come dimostra il fallimento della Solyndra. Questo è quanto ha affermato Sander Levin, eletto fra i Democratici nella Camera dei Rappresentanti del Congresso americano che ha sollevato il caso in occasione del voto al Congresso americano di una legge riguardante i tassi di cambio della valuta USA nei confronti delle valute straniere che sono scambiate a un valore inferiore a quello reale (votazione poi rimandata).

Ora, Sander Levin chiede che siano eliminati i sussidi alle fonti rinnovabili, qualora le tecnologie e i materiali utilizzati per gli impianti di produzione di energia rinnovabile in USA siano di importazione cinese. Ma, siccome lo stesso problema si sta ponendo con la Corea, il partito democratico americano intende proporre a Obama di agire attraverso il WTO (l’Organizzazione Mondiale per il Commercio) per regolare in modo equilibrato il commercio internazionale oppure di utilizzare una legislazione anti-dumping che fissi una tassazione alle importazioni, qualora gli standards di produzione e di qualità dei prodotti importati non corrispondano agli standards americani.

Lo stesso problema era stato sollevato da qualche tempo in Europa, finché qualche anno fa, nel settembre 2009, l'industria solare tedesca prese una dura posizione contro l’Unione Europea, chiedendo efficaci misure anti-dumping nel commercio internazionale di pannelli fotovoltaici. Le misure europee che sono state, poi, varate il 30 novembre 2009, sono basate su una lunga procedura che può durare fino a 15 mesi, al termine della quale è imposta una tassazione che può essere in parte o totalmente rimborsata all'importatore, in relazione ad un'altra procedura che tiene conto anche dei legittimi interessi commerciali degli importatori.

Il contenzioso legale che nel frattempo è sorto in sede europea ha, però, messo in discussione molte delle regole stabilite. Inoltre, i tassi di cambio fra le valute (quella europea e americana, nei confronti di quella cinese) non rispecchiano i veri valori economici delle merci. Pertanto, quello che succede alla fine, è che anche in Europa molto spesso gli incentivi che i governi concedono alle fonti rinnovabili, e in particolare al fotovoltaico, finiscono per sovvenzionare i produttori cinesi e non l'industria europea.

Archimede.jpg“Il problema in Italia è un po' diverso” – ha rilevato Andrea Fidanza, l’esperto dell’ENEA di studi energetici – “in Italia non esiste come negli USA, Germania o Cina, una politica industriale per promuovere l'offerta di tecnologie e sistemi. In Italia c'è un'enorme e crescente domanda di impianti e componenti (non solo nel fotovoltaico) generata dai generosi incentivi (conto energia, ecc.), ma non ci sono incentivi per favorire gli investimenti in capacità manifatturiera e, quindi, ad oggi l'industria nazionale non è in grado si produrre abbastanza da coprire la domanda, anche se spesso il margine di guadagno, nelle fasi a monte della filiera, è abbastanza elevato”. E Fidanza ha poi aggiunto: “Tra qualche anno il mercato sarà saturo e tutta l'occupazione generata dalle aziende che fanno installazione di impianti, calerà all'improvviso, Bisogna, invece, puntare all'export perché il mercato delle rinnovabili è globale. L'Ufficio Studi dell’ENEA ed anche il Commissario ENEA: ing. Giovanni Lelli, sottolineano da anni l'importanza di un'industria nazionale e l’importanza di incentivi all'offerta”.

“Ultimamente” – ha, poi, concluso Fidanza – “la situazione sta migliorando anche senza politiche di supporto, ma, in Italia, siamo comunque partiti in ritardo. Speriamo di non ripetere lo stesso errore per le tecnologie meno mature come il “solare termodinamico”, che è una tecnologia italiana. Al momento, la Società “Archimede Solar Energy” del Gruppo Angelantoni Industrie SpA, si sta muovendo bene, ed è l'unico al mondo a commercializzare il tubo ricevitore a sali fusi brevettato da ENEA”.

 

infoEAI@enea.it

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