Conferenza di Durban: verso le conclusioni ma senza molte aspettative

7 dicembre 2011

WorldView.jpgLa giornata di ieri, vigilia agli accordi politici dei prossimi due giorni, è stata segnata dall'arrivo dai ministri e dai capi di governo che hanno partecipato alla sessione ministeriale iniziata nel pomeriggio con una cerimonia di apertura, in cui hanno preso la parola il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e il Presidente del Sud Africa, Jacob Zuma.

Il programma degli interventi dei ministri e dei capi di stato dei prossimi giorni prevede che per l’Italia intervenga il ministro Corrado Clini nella sessione mattutina del 8 dicembre (ore 10.00).

Sia nella mattina che nel pomeriggio, in contemporanea con la sessione ministeriale, molti "contact groups" e "informal groups" hanno continuato a lavorare su tematiche quali: i meccanismi flessibili per il Protocollo di Kyoto, il meccanismo REDD+ sulla lotta contro la deforestazione nei paesi in via di sviluppo per il trattato di lungo periodo, le opzioni legali del trattato di lungo periodo e del protocollo di Kyoto per la seconda fase 2013-2020, il mercato del carbonio, il fondo di adattamento.

 

“Informal Stocktaking Plenaries”

Ieri si sono tenute, in via informale, le cosiddette riunioni inventario - Informal Stocktaking Plenary - dei diversi gruppi negoziali i cui risultati sono:

  • Assemblea plenaria finale della COP. La presidente Nkoana-Mashabane ha riferito che sono cominciati i contatti informali tra ministri e i decisori politici per trovare un accordo sul finanziamento e sulla gestione del Green Climate Fund. Da mercoledì 7 a venerdì 9, si cercherà di arrivare agli accordi riguardanti il futuro del Protocollo di Kyoto e il trattato globale di lungo periodo che nel loro insieme costituiranno il "Durban package".
  • Gruppo di lavoro AGW-KP (protocollo di Kyoto emendato e prorogato fino al 2020). Il presidente Macey ha informato che sono in corso ulteriori progressi sui meccanismi flessibili, l'uso del suolo e i suoi cambiamenti e le tipologie di impegni da prendere in considerazione. Ha poi confermato gli scenari e le ipotesi possibili da sottoporre ai decisori politici, già illustrate nella precedente "Informal Stocktaking Plenary" del 3 dicembre, di cui qui di seguito vi è un resoconto (paragrafo sul protocollo di Kyoto). Le scelte che saranno effettuate entreranno nel "Durban package" per il seguito del protocollo di Kyoto.
  • Gruppo di lavoro AGW-LCA (trattato globale di lungo periodo). Il presidente Reifsnyder ha riferito che è stato preparato un documento "amalgamato" attualmente in fase di revisione (sarà pronto nel corso della giornata di mercoledì 7), dove si riassumono in qualche decina di pagine i punti fondamentali della bozza di trattato di lungo periodo (il cui testo supera le 130 pagine) da sottoporre all'attenzione dei decisori politici. Le scelte che verranno effettuate costituiranno la parte principale del "Durban Package".

 

Trattato di lungo periodo: ipotesi legali

Riguardo alle opzioni legali  del Trattato di lungo periodo se ne è discusso in un’apposita riunione informale. Le possibilità prese in considerazione sono:

  1. un trattato di lungo periodo sotto forma di protocollo legalmente vincolante, dopo relative ratifiche, deposito degli strumenti di ratifica, raggiungimento del quorum ed entrata in vigore;
  2. un trattato di lungo periodo sotto forma di protocollo "dinamico", vale a dire con una natura legale o legalmente vincolante parziale o variabile, nel senso che potrebbe riguardare solo parti del trattato, come gli impegni di mitigazione, i meccanismi di verifica e controllo, il "carbon market" o altre parti.

 

La prima ipotesi (protocollo legalmente vincolante) è già prevista dalla Convenzione UNFCCC all'art. 17. La seconda ipotesi (protocollo dinamico), proposta dalla UE come alternativa, non è esplicitamente prevista: si tratta di una reinterpretazione delle norme della UNFCCC. Su di essa non sono d'accordo né la Cina né l'India che si oppongono anche ad un eventuale emendamento che introducesse le norme nel senso di vincoli legali "dinamici". Bolivia, Singapore, Ghana e il gruppo AOSIS non sono d'accordo su tutta l'impostazione legale che si vuole dare a questo trattato di lungo periodo, il cui contenuto è, secondo loro, del tutto sbilanciato.

Rimane, per ora, del tutto indeterminato quando questo trattato di lungo periodo dovrebbe entrare in vigore. L'ipotesi più probabile è dal 2020. La UE aveva proposto di anticipare al 2015 o al massimo al 2018.

 

Protocollo di Kyoto: ipotesi legali

Ipotesi del Presidente del Gruppo AGW-KP: Macey, presentate nella “Informal Stocktaking Plenary” del 3 dicembre, da proporre ai decisori politici per il proseguimento del protocollo di Kyoto, dopo la scadenza del 31 dicembre 2012.

Poiché non sarà possibile avere un protocollo di Kyoto come trattato ratificato e legalmente vincolante che entri in vigore il 1° gennaio 2013, le alternative possibili sono:

  1. Protocollo legalmente vincolante. La ratifica e le procedure per l'entrata in vigore necessitano di un periodo di almeno due anni; pertanto si può stabilire un processo in due tempi per dare continuità al protocollo di Kyoto: nel primo periodo, che va dal 1 gennaio 2013 e per i successivi due anni circa (fino presumibilmente al 1 gennaio 2015), si procede consensualmente sulla base di una decisione dell'assemblea plenaria. Non appena il protocollo di Kyoto raggiunge il numero di ratifiche necessarie e sono espletate le procedure per l'entrata in vigore, si procede su base legale e con obblighi legalmente vincolanti fino al 2020.
  2. Protocollo non legalmente vincolante. In questo caso non c'è bisogno di ratifiche e di procedure per l'entrata in vigore: basta una decisione della sessione plenaria relativa agli emendamenti da apportare al protocollo di Kyoto attuale per modificarlo con i nuovi impegni ed estenderne la validità fino al 2020.
  3. Nessun protocollo, ma una dichiarazione di impegni singoli o collettivi concordata fra le Parti. In tal caso serve non una decisione della sessione plenaria, ma bastano le dichiarazioni unilaterali volontarie di impegno (a livello collettivo o di singoli Paesi) delle Parti che intendono proseguire il Protocollo di Kyoto.

 

Nel caso in cui gli impegni non rivestano carattere di obblighi legalmente vincolanti (casi 2 e 3 precedenti), l'assemblea plenaria può decidere il processo più idoneo che offra sufficienti garanzie per il raggiungimento dell'obiettivo di mantenere il surriscaldamento climatico al di sotto dei 2° C. In questo caso, si possono presentare due possibilità:

  • i Paesi interessati al proseguimento del protocollo di Kyoto concordano le posizioni che ciascuno di essi dovranno assumere lungo questo percorso;
  • i Paesi interessati al proseguimento del protocollo di Kyoto stabiliscono volontariamente come e dove posizionarsi lungo questo percorso.

 

Sia nella prima che nella seconda ipotesi, bisognerà stabilire periodici controlli per valutare se e quali scostamenti si siano verificati nel frattempo rispetto al percorso stabilito. Questo permetterà di rivedere gli impegni per riportarli sul percorso stabilito oppure per stabilirne uno nuovo.

 

Nei corridoi

La Cina ha fatto sapere, attraverso interviste ai media e quindi non in modo formale e ufficiale durante le sessioni negoziali, di essere favorevole ad assumere impegni legalmente vincolanti, ma solo dopo il 2020 e a certe condizioni.

L'Unione Europea continua a cercare supporto per arrivare, con un'apposita “road map”, ad un accordo globale legalmente vincolante già dal 2015, ma l'unico sostegno viene dagli Stati delle Piccole isole che spingono per decidere sulla seconda fase del Protocollo di Kyoto legalmente vincolante e su un accordo globale legalmente vincolante già in questa sessione negoziale di Durban.

L'atmosfera generale è, comunque, di forte attesa per quello che diranno i ministri e capi di governo nella sessione ministeriale, anche se serpeggia la sensazione che a Durban si deciderà di rimandare le decisioni importanti al 2015 o addirittura al 2020.

 

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